Un addendum

Nei tre post precedenti abbiamo considerato alcuni dei problemi legati all’uso dell’intelligenza artificiale nella ricerca scientifica. Questo articolo di Lisa Messeri e Molly J. Crockett pubblicato su Nature, e questa intervista alle autrici su Scientific American, ampliano la discussione. Messeri e Crockett esaminano quattro “visioni dell’IA”, attualmente in fase di esplorazione e proposta, ma non ancora del tutto implementate. Queste visioni sono chiamate Surrogato, Oracolo, Analista quantitativo e Arbitro. Il Surrogato sostituisce i soggetti umani, l’Oracolo sintetizza la ricerca esistente per produrre risultati come recensioni o nuove ipotesi, l’Analista elabora grandi quantità di dati, e l’Arbitro valuta la ricerca.

L’articolo su Nature descrive come mettere in atto queste visioni dell’IA potrebbe rendere la scienza meno innovativa, meno diversificata e più vulnerabile agli errori, e al contempo aprire una fase dell’indagine scientifica in cui vengono prodotti più contenuti, ma si riduce la comprensione reale dei fenomeni. Al termine della loro intervista su Scientific American, Messeri e Crockett osservano come la formazione scientifica ponga un forte accento sull’eliminazione non solo dei pregiudizi e degli errori concettuali, ma anche dell’esperienza personale e delle opinioni. I laboratori con IA “a guida autonoma”, auspicati da alcuni, sembrano realizzare questo ideale. Tuttavia, osservano le autrici, è sempre più evidente come la presenza di scienziati con idee, esperienze e formazioni diverse sia fondamentale per produrre conoscenze solide, innovative e creative. Questa diversità non andrebbe persa. Per mantenere alta la qualità e la vitalità della produzione scientifica, è importante assicurarsi che gli esseri umani rimangano una parte fondamentale del processo.


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