No, non mi imbarcherò in questo dibattito. I concetti di “intelligenza” e “artificiale” sono già complessi di per sé, figuriamoci quando sono combinati. Seguirò invece il filosofo e critico d’arte italiano Dino Formaggio che scrive: “L’arte è tutto ciò che l’uomo chiama arte. Questa non è, come qualcuno potrebbe credere, una semplice battuta d’entrata, ma, piuttosto, forse, l’unica definizione accettabile e verificabile del concetto di arte”. Qui, quindi, considererò intelligenza artificiale (IA) tutto ciò che l’umanità chiama intelligenza artificiale. Anche questa, forse, è l’unica definizione verificabile del concetto di intelligenza artificiale (se è accettabile, non lo so). Di una cosa, però, sono piuttosto sicuro: l’essenza dell’IA è la matematica. Dati (che possono avere significato per noi) alimentano algoritmi generalmente complessi che producono dati (che possono avere significato per noi). La matematica, in sé, non ha moralità, sentimenti, obiettivi e nemmeno significato. L’IA è il vuoto della matematica e, perciò, sonda la nostra essenza e le nostre intenzioni.
