Non c’è benessere senza etica

Manfred Max-Neef e collaboratori hanno concepito lo Sviluppo a Scala Umana tenendo ben presente la necessità sia di tutelare la natura, sia di assicurare relazioni rispettose tra le persone. In ‘From the Outside Looking in’ (1982) Max-Neef scrive: “Il tipo di sviluppo in cui credo e che cerco implica un umanesimo ecologico completo. Nessuno degli attuali sistemi provvede a questo, né ha la capacità di correggersi (per raggiungere questo obiettivo) senza perdere l’essenza della sua identità […]. Non si tratta di aggiungere nuove variabili a vecchi modelli meccanicistici. Si tratta di rifare molte cose da zero […] di concepire possibilità radicalmente diverse […] di comprendere che, se è compito degli esseri umani definire i valori, è compito della natura stabilire molte delle regole. È questione di passare dal puro sfruttamento della natura stessa e delle persone più povere del mondo, a un’integrazione e un’interdipendenza creative ed organiche […] di una drastica redistribuzione del potere attraverso un’integrazione orizzontale delle comunità […] di passare da un gigantismo distruttivo a una piccolezza creativa”.

Lo Sviluppo a Scala Umana, però, assicura completa libertà nella scelta dei soddisfattori e quindi non garantisce automaticamente relazioni non problematiche tra individui, gruppi e comunità, con le future generazioni o con la natura stessa. Questo è vero per qualsiasi approccio allo sviluppo umano se, prima di tutto, non vengono stabilite appropriate “condizioni al contorno” concettuali ed etiche. Dobbiamo, quindi, definire questi percorsi etici. L’etica, tuttavia, è una questione di problemi, dibattiti, scelte e responsabilità, non una raccolta di ricette pronte per la felicità o l’equità. E quindi, e ancor più nell’era dell’IA, quale percorso vogliamo tracciare per noi stessi?


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