In questo e in questo post, abbiamo parlato dello Sviluppo su Scala Umana (SSU) di Manfred Max-Neef, che si concentra sui bisogni fondamentali dell’essere umano e sui cosiddetti ‘soddisfattori’ di quei bisogni. Bisogni e soddisfattori sono organizzati in una griglia, di cui qui si può vedere un esempio. Ma come usare lo SSU per provare a costruire un futuro migliore?
La procedura è essenzialmente questa: si comincia formando un gruppo di persone che rappresenti accuratamente una società, una comunità o anche un’istituzione. È fondamentale, in questa fase, evitare distorsioni come l’esclusione delle donne o delle minoranze, e bisogna assicurarsi che tutti possano esprimere liberamente la propria opinione. Successivamente, il gruppo creerà in modo collaborativo una griglia con i più importanti violatori o distruttori che ostacolano la realizzazione dei bisogni umani all’interno della società, comunità o istituzione che si sta esaminando. Questi violatori o distruttori rappresentano le principali sfide da affrontare.
Quando possibile andrebbe costruita anche una matrice dell’Utopia, comprendente quei soddisfattori capaci, secondo il gruppo, di realizzare i bisogni umani in modo ideale. Raggiungere la situazione rappresentata dalla matrice dell’utopia può essere difficile, ma i soddisfattori al suo interno dovrebbero essere individuati senza imporsi limitazioni a priori. Una volta pronta la matrice è importante anche identificare quei soddisfattori ‘ponte’ che possono facilitare la transizione dalla situazione attuale a quella ideale. Ad esempio, in questo articolo Monica Guillén-Royo descrive un’esperienza con lo SSU a Lleida, in Spagna. In quell’occasione sono stati individuati come violatori/distruttori la complessità, la confusione, l’isolamento, l’individualismo e la fretta. La matrice dell’utopia, invece, comprendeva la semplicità, il sostentamento delle persone, un’organizzazione sociale centrata sulla comunità e il controllo del proprio tempo. I soddisfattori ponte erano la regolamentazione delle ore di lavoro, la democrazia diretta, la rilocalizzazione delle attività produttive e la conoscenza di sé. Diversi anni fa ho partecipato a un esercizio simile e ricordo bene l’effetto positivo della riflessione sulla città dove abito e la sensazione liberatoria di immaginare un futuro ideale come obiettivo.
Organizzare un gruppo sullo Sviluppo a Scala Umana presenta delle sfide. Risorse preziose che forniscono approfondimenti e consigli su questo argomento e sullo SSU in generale sono, ad esempio, il libro di Guillén-Royo “Sustainability and wellbeing” (2016) e ovviamente il testo di Max-Neef del 1991, di cui esiste anche la traduzione italiana (Lo sviluppo a scala umana, Slow Food Editore, 2011). Immaginate ora di far parte di un tale gruppo, o avviatene voi stessi uno informale. Quali sono i più importanti violatori o distruttori che ostacolano la realizzazione dei bisogni umani nella vostra comunità? Quali soddisfattori comprende la vostra matrice dell’utopia? Come passare dalla situazione attuale a una più desiderabile?
